Dana Tomsa Oberhoffer

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Aggiunto il 19 gen 2008

Il pensiero


Viviana Bruno (2001)
“Il tratto che colpisce di piu è l’assenza dei volti. La rappresentazione realistica, il nucleo narrativo viene avvolto in una luce di favola, i vari soggetti ci spingono e ci chiamano a dialogare; è sogno e realtà insieme perché il simbolismo, a volte, ci parla più dell’immagine chiara e diretta .”






"Mani d’artista”
Cinzia Folcarelli (2006)

"Come gli occhi, anche le mani sono lo specchio dell’anima. Esprimono le nostre emozioni, ma possono anche tradirci, mettendo in luce le nostre menzogne.
Mani che donano e che ricevono, che accarezzano e consolano, che amano e che feriscono: qualunque cosa facciamo, le nostre mani parlano di noi.
L’artista ha dedicato una serie di dipinti al tema delle mani come espressione dei moti dell’anima. Un tema molto poetico che ben si sposa alla textura raffinata e preziosa che caratterizza le sue opere, nelle quali i colorii sono stesi tono su tono e la forza del chiaroscuro fa emergere i soggetti.
Con le mani si esprime l’artista, le mani “nervose” sono l’unica parte del suo corpo che viene raffigurata. Con le mani l’artista scioglie il suo nodo di Gordio per diventare immortale.
Le mani sono la parte più vera del nostro corpo. Il tempo che scorre si deposita su di esse, ricordandoci il nostro passato e la nostra effimera realtà.
Se ci pensiamo tutto il nostro mondo è affidato alle nostre mani e ciò che ha fatto la differenza nel corso dell’evoluzione è stato proprio l’uso privilegiato che abbiamo di loro: le mani hanno scoperto il fuoco, hanno costruito le città, i gesti sono stati il primo veicolo di informazione e comunicazione tra i nostri antenati. Ancora oggi le mani superano il disagio della non conoscenza di altre lingue; il linguaggio dei segni è l’unica alternativa valida per la comunicazione tra sordomuti, e l’alfabeto Braille dei non vedenti si “legge” con le mani.
Quale strumento delle più importanti azioni umane, la mano ha inoltre assunto, nella fantasia popolare di tutti i tempi, significati simbolici. E’ solitamente simbolo di potere, come la mano di Dio nella Bibbia e nel Corano o la mano di determinate divinità nel Rgueda. A volte la mano divina è anche elargitrice di beni: in raffigurazioni egiziane della 18° Dinastia i raggi del Sole, il dio Atum, terminano in mani.
La mano di Dio dona la vita ad Adamo nel celebre affresco di Michelangelo. L’artista ha scelto di raffigurare il contatto tra Dio ed Adamo, il momento in cui le due dita si toccano e l’uomo apre gli occhi alla vita.
Anche alla mano umana vengono attribuiti poteri speciali che si esprimono principalmente nei gesti della benedizione, della preghiera e del giuramento. E sono anche noti i gesti apotropaici diffusi nel folclore e nelle credenze popolari.
Sempre citando Michelangelo, il suo David ha delle mani molto grandi se confrontate con il resto della statua; questo per sottolineare il gesto del giovinetto che con la fionda uccide il gigante Golia, un gesto che si compie con le mani, “strumento della ragione” (Adorno).
Ma torniamo a Dana Tomsa e alla sua arte, alchimia di disegno e poesia. Mistero e simbolismo vivono nei suoi dipinti, che mostrano attimi di quotidianità “ripresi” in punta di piedi, da chi vuole indagare l’animo umano e le sue emozioni agendo con discrezione ed eleganza, senza “invasioni di campo”. Dopo aver reso gli atteggiamenti umani nel mondo animale nella mostra Canum Orbis, necessaria era la serie di dipinti sul tema della mano come specchio delle emozioni e dell’anima.
Dana Tomsa con il suo particolare stile pittorico è riuscita nel difficile compito di dare dignità al particolare estrapolato dal resto della figura, le sue mani, elette a soggetto del quadro, possiedono la forza plastica necessaria per “uscire” dal supporto bidimensionale e “vivere” di luce propria."

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